Epistolario by Abelardo Ed Eloisa

autore:Abelardo Ed Eloisa
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00

VII

(RISPOSTA ALLA STESSA SULL’AUTORITÀ E LA DIGNITÀ DELL’ORDINE DELLE MONACHE)

[1] Sorella carissima, alla tua carità, che per te e per le tue consorelle chiede di conoscere l’origine della tua professione religiosa, donde cioè sia sorta la vita religiosa delle monache, io risponderò in breve e sinteticamente, se ci riuscirò. L’ordine dei monaci e delle monache ha assunto la forma perfetta della sua vita religiosa dal Signore nostro Gesù Cristo1, sebbene, anche prima della sua incarnazione, sia da parte di uomini che di donne ci siano stati tentativi di realizzare questo tipo di vita. Per questa ragione anche Gerolamo, scrivendo a Rustico, dice: «Leggiamo nel Vecchio Testamento che i figli dei profeti erano monaci ecc.»2. L’Evangelista ricorda inoltre la vedova Anna, sempre presente al tempio e dedita al culto divino, che insieme a Simeone meritò di accogliere nel tempio il Signore e di essere colmata di spirito profetico3. E, dunque, Cristo, fine della giustizia e completamento di tutti i beni, venendo nella pienezza dei tempi4 per portare a perfezione tutti i beni e rivelare le cose nascoste, come era venuto per chiamare e redimere entrambi i sessi5, così entrambi i sessi si degnò di raccogliere nel vero monachesimo della sua congregazione, per dare in tal modo fondamento autorevole sia agli uomini che alle donne che hanno abbracciato questa professione religiosa, e proporre all’imitazione di tutti il modello di vita perfetta. Leggiamo6, infatti, che, insieme agli apostoli e agli altri discepoli, e con la madre di lui, c’era una comunità di sante donne, donne cioè che, rinunciando al secolo e spogliandosi di ogni proprietà per possedere solo Cristo, secondo quanto sta scritto: «Il Signore è la parte della mia eredità»7, con devozione compirono quel comandamento dal quale iniziano tutti quelli che si convertono dal secolo a questa comunione di vita8, secondo la regola data dal Signore: «Chiunque non rinunzierà a tutto ciò che possiede non potrà essere mio discepolo»9. La storia sacra racconta accuratamente con quanta devozione queste donne santissime e veramente monache seguirono Cristo, e quanta riconoscenza e quanto onore tributarono alla loro devozione tanto lo stesso Cristo quanto poi gli apostoli. Leggiamo nel Vangelo che il Fariseo, che aveva accolto nella sua casa il Signore, venne da lui rimproverato perché mormorava e che l’omaggio della peccatrice fu di gran lunga preferito alla sua ospitalità10. Leggiamo11 anche che, mentre Lazzaro risuscitato era a tavola con gli altri, sua sorella Marta da sola serviva e che Maria versò sui piedi del Signore una libra di unguento prezioso e li asciugò con i suoi capelli; leggiamo che la casa si riempì del profumo di questo unguento prezioso12, e che dalla cifra che esso valeva, che sembrava così inutilmente sprecata, Giuda fu spinto alla cupidigia13 mentre i discepoli se ne indignarono14. Mentre, dunque, Marta si preoccupa del cibo, Maria provvede all’unguento e colui che quella rifocilla interiormente, questa, stanco, cura esteriormente.

[2] Il Vangelo non ricorda abbian servito il Signore se non donne, che utilizzarono anche i propri beni per nutrirlo ogni giorno, e che a lui procuravano in particolare il necessario per vivere15.

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